Solitamente le demenze sono sindromi dovute ad un processo di degenerativo organico cronico ed irreversibile, scatenato da processi di atrofia cerebrale per cui non esiste ancora una cura.
SINTOMI CAMPANELLO D’ALLARME
Sono il tipo e la durata dei sintomi ad insinuare il dubbio che questi possano essere correlati con una malattia degenerativa irreversibile e cronica, una diagnosi precoce può aiutare a migliorare la qualità della vita.
Le demenze lavorano silenti, confondendosi nelle prime fasi con quello che viene considerato il naturale e fisiologico invecchiamento, ma non solo tra gli anziani, nelle persone in cui i sintomi appaiono intorno ai 50 anni le demenze si dicono: demenze ad esordio giovanile.
Come potete leggere nell’articolo “Quali tipi di demenze”, il nostro encefalo è un organo molto complesso, le funzioni compromesse ed i disturbi possono essere diversi in base alla fisiologia ed alla gravità del danno subito.
I medici possono individuare nei referti clinici, la compromissione di un area precisa dell’encefalo, e questo li guida nel comprendere quali potranno essere i disturbi correlati, spesso agli studi clinici vengono aggiunti poi.
LA TESTIMONIANZA
Vi racconto la storia che mi scrive Sonia del suo difficile rapporto con la madre Bianca. Solo ora si rende conto: “ci maltrattavamo, mentre le malattie scavavano nella testa di mia madre”.
Sonia mi parla di una diagnosi medica di demenza sospetto morbo di Alzheimer con parkinsonismi e danni prodotti da varie ischemie nella zona prefrontale, la diagnosi e la terapia è sopraggiunta 4 anni fa, quando i sintomi della demenza: perdita di memoria, affaccendamento inoperoso e comportamenti disinibiti avevano completamente compromesso l’autonomia della donna.
Inseriti nella sua relazione affettiva conflittuale con la madre, i sintomi comportamentali iniziali, sono stati sottovalutati. “Ripensandoci ora, lei era particolarmente critica e maniacale anche anni prima, pensavo fosse il suo pessimo carattere. Mi criticava e mi faceva rimanere male. Ad esempio, quando mi vedeva mi faceva una faccia schifata per il taglio o il colore dei miei capelli e mi diceva che ero ingrassata ancora. Poi ho notato faceva rimanere male anche altre persone, aveva una critica per tutti, forse a parlare era già la malattia. Le ischemie di cui non sospettavamo”.
Dai danni nella corteccia prefrontale si può presentare una perdita di queste funzioni:
FUNZIONI DELLA CORTECCIA PREFRONTALE
- Comunicazione verbale e non verbale
- Pensiero logico
- Memoria a breve termine
- Controllo e inibizione del comportamento
- Controllo delle emozioni
- Intenzione
- Attenzione
- Iniziazione
- Apprendimento
IL DANNO COGNITIVO
L’entità del danno cognitivo può valutarlo solo uno specialista sottoponendoci a diversi test. Rivolgetevi con fiducia allo specialista neurologo, neuropsicologo o neuropsichiatra per la diagnosi, saprà indirizzarvi verso esami clinico o i test cognitivi necessari per definire la causa del problema, dandovi indiazioni per il tipo di sostegno da attivare.
Il danno non si estende contemporaneamente e con la stessa gravità a tutte le funzioni cognitive ed è in questo “spiraglio” che si può intervenire ponendosi alcuni obiettivi possibili:
- incitamento a sperimentarsi nelle autonomie della vita quotidiana;
- sostegno all’autostima e buon umore;
- stimolazione delle funzioni residue;
- cercare il miglior livello di vita possibile;
- sostenere i familiari ed il caregiver
OBIETTIVI PRECISI NELLA QUOTIVIANITA’
Con il nostro atteggiamento possiamo favorire obiettivi che aiutino la persona con demenza a ricordare dove vengono riposte le cose:
- mettiamo grandi etichette con il nome delle cose, ben chiaro, scritto sopra
- facciamo insieme le cose della cucina
- utilizziamo il calendario o una lista per scrivere e ricordare gli impegni
Incoraggiamo a fare cose che gli piacciono in cui riesce senza il nostro aiuto (o con un piccolo aiuto), cerchiamo di lasciargli delle responsabilità ed autonomie:
- andare a piedi a prendere il pane, il latte, il giornale
- incontrare gli amici
Proponiamo attività dove occorre attenzione:
- dividere gli oggetti
- mettere in ordine un cassetto
- riparare delle cose
- leggere qualcosa ad alta voce
Se riesce troppo facilmente inseriamo piccole difficoltà che non lo facciano avvilire.
Stimoliamo la persona con demenza ad uscire a camminare, ad incontrare amici e persone. Aiutiamola a trovare nuovi interessi piacevoli. Se la folla l’infastidisce troviamo una situazione più tranquilla
E’ bene che il cargiver cerchi fin da subito nella sua zona un supporto per comprendere la malattia e le ripercussioni che potrebbe avere su di se e sul nucleo familiare come ridurre il carico psico-fisico della demenza e ritardare l’istituzionalizzazione:
- gruppi di auto-aiuto
- sportelli informativi
- associazioni di volontariato
SOS PARLIAMO ON LINE
Quello che mi capita spesso di vedere è la frustrazione e l’isolamento vissuto dai familiari delle persone con demenza. Un isolamento che li annienta ed immobilizza, compromette ed accellera il decorso della malattia,
Ricevere la diagnosi di demenza o affrontare il cambiamento che questo comporta nella vita e nella famiglia porta ad una grande confusione. Puoi vivere momenti di vero sconforto, aver bisogno di un confronto e suggerimenti.
Ti propongo di sentirci in videochiamata on line (utilizzando Skype oppure Facebook), per la consulenza sul tuo caso, la consultazione on line non si sotituisce al parere del tuo medico specialista, ma valutiamo insieme come fare chiarezza sulla tua situazione e quali risorse puoi mettere in campo per migliorarla.
Io ci sarò, a te basterà prenotare un’ora on line. Scrivimi qui indicando in oggetto: SOS PARLIAMO ON LINE ti arriveranno tutte le informazioni per fissarci un incontro.